venerdì 26 settembre 2014

Odissea- Libro II - IL VIAGGIO DI TELEMACO

Quello che segue è un breve riassunto del Libro II dell'Odissea. La parafrasi completa si trova al seguente indirizzo:
 






Ritorno di Telemaco a Itaca e incontro con Penelope
Bassorilievo in gesso (1787-1790) - Antonio Canova
Al link dei Gessi Rezzonico

L'assemblea degli Itacesi

È l'alba: Telemaco si sveglia, si veste ed esce dalla sua stanza. Subito convoca gli araldi ed ordina loro di indire l'assemblea degli Achei, come Atena gli ha suggerito di fare.
Quando l'assemblea è riunita, Telemaco si presenta: è  armato con la lancia, e seguito da due cani. Atena lo ha reso bellissimo nell'aspetto. Si siede subito sul seggio del padre.

Per prima cosa parla l'anziano Egizio: uno dei suoi figli è partito per Troia con Odisseo, e il Ciclope lo ha ucciso e divorato nel suo ultimo pasto. L'anziano nota che nessuna assemblea è più stata convocata dopo la partenza di Odisseo. Chi è stato ora a radurarli ? Forse qualcuno che sa che l'esercito sta tornando ? Oppure si vuole discutere di qualche altro argomento di interesse pubblico.
Telemaco si alza in piedi: l'araldo Pisènore gli pone in mano lo scettro. Comincia quindi a parlare, e prima di tutto si rivolge all'anziano Egizio. Non ha notizie in merito al ritorno dell'esercito, ma vuole parlare di due disgrazie che lo hanno colpito personalmente, ed hanno colpito la sua casa: la perdita del padre Odisseo, e la presenza nella sua casa dei pretendenti, che stanno divorando i suoi beni e in più vogliono forzare sua madre alle nozze. Non osano rivolgersi ad Icario, padre di Penelope, così gli hanno occupato la casa. Purtroppo non c'è più un uomo con Odisseo che possa metter fine a questa situazione, così essi stanno mandando in rovina la sua casa.
Telemaco chiama anche in causa i concittadini, che non si oppongono a questo stato di cose: non provano vergogna ? Devono adirarsi di fronte a questi eventi, altrimenti gli dei potrebbero sdegnarsi ed abbandonarli. Dunque Telemaco invita i concittadini a farli smettere. O forse non lo fanno perchè Odisseo ha fatto del male a qualcuno di loro, e il popolo ora si vendica. Telemaco preferirebbe fossero gli stessi Itacesi a divorare i suoi beni: se così fosse, egli avrebbe titolo a pretendere la loro restituzione.
Dopo queste parole, Telemaco scaglia lo scettro a terra e scoppia in lacrime: nessuno dei convenuti osa parlare, tutti sono colpiti dalle sue parole.

Si alza a parlare Antínoo, uno dei pretendenti: rimprovera Telemaco perché parla loro con rabbia, e li calunnia. Ma non sono loro ad essere colpevoli, ma sua madre, che conosce troppe astuzie, più di qualunque altra donna. Sono già tre anni, quasi quattro, che Penelope li sta ingannando. L'ultimo stratagemma che ha ideato è stato quello di raccontar loro che stava tessendo una grande tela, il sudario del suo suocero Laerte: vuole che sia pronto per il momento in cui la Moira lo coglierà dopo tante sofferenze. I pretendenti hanno già atteso per molto tempo: aspettino dunque ancora un po', fino a quando la tela sarà finita. Poi Penelope prenderà una decisione. Ma Penelope di notte disfaceva quello di giorno tesseva. Questa cosa è andata avanti per tre anni, fino a quando - nel quarto anno - un'ancella ha scoperto l'inganno, e Penelope è stata costretta a finire la tela.
Ora Antínoo vuol far conoscere chiaramente quello che i pretendenti vogliono: Telemaco deve rimandare la madre da suo padre, in modo che questi possa obbligarla a nuove nozze. Continuando a rifiutarsi di scegliere un nuovo marito, sicuramente Penelope acquisterà molta fama, ma Telemaco dovrà rimpiangere molta ricchezza, perchè loro non se ne andranno.

Telemaco gli replica che non puo mandar via sua madre, colei che lo ha generato: sarebbe un comportamento biasimevole di fronti a tutti gli uomini. Inoltre, se davvero la rimandasse dal padre di sua iniziativa, dovrebbe pagargli un grande compenso. I pretendenti dovrebbero vergognarsi del loro comportamento, ed andarsi a cercare altri banchetti, o mangiare dei propri beni: se non lo faranno, a Telemaco non resterà che invocare Zeus affinché possa loro toccare la stessa sorte.

Telemaco ha appena terminato di parlare quando in cielo compaiono due aquile, provenienti dalla cima di un monte. Scendono rapidamente ad ali spiegate fin sopra l'assemblea e qui cominciano a lacerarsi con gli artigli il collo e le guance. Infine spariscono in volo verso destra. Tutti si stupiscono di quello che hanno visto, e presagiscono in cuor loro quello che dovrà succedere.

A questo punto si alza Aliterse, uomo che eccelle tra i suoi coetanei nell'interpretare i presagi osservando il volo degli uccelli. Spiega il presagio: una grande disgrazia sta per abbattersi sui pretendenti, perché il ritorno di Odisseo è ormai vicino. Invita quindi tutti i concittadini a frenarli: anzi, essi stessi dovrebbero trattenersi e smettere di divorare i suoi beni. Aliterse ricorda che già prima della partenza di Odisseo per Troia gli aveva predetto venti anni di sofferenze e la perdita di tutti i suoi compagni: solo quando questo si fosse compiuto sarebbe ritornato in patria. E ora questo sta appunto per compiersi.

Illustrazione di Pablo E. Fabisch.
Da 'Les Adventures de Telemaque'
di François Fénelon (1651-1715)
Gli replica Eurìmaco: Aliterse farebbe meglio a ritornarsene a casa, e - se proprio vuole fare predizioni - le faccia sui suoi figli, che non debba loro succedere qualcosa... Lui poi non crede ai presagi: il cielo è pieno di uccelli, e non tutti sono fatali. Quanto ad Odisseo, è sicuramente già morto.
Poi Eurimaco lo minaccia: se mai Aliterse riuscirà a convincere Telemaco e a farlo adirare contro di loro, ne avrà prima di tutto lui un grave danno: gli imporranno una multa, che dovrà pagare, e questo sarà sicuramente per lui una sofferenza.
E quanto a Telemaco, è solo un gran chiacchierone, e loro non lo temono. Tutto quello che deve fare è rimandare la madre dal padre Icario: altrimento loro non solo non se ne andranno, ma continueranno a divorargli i beni.

A questo punto Telemaco risponde che non chiede più loro di andarsene: ormai tutti sanno che i pretendenti non se ne andranno. Chiede però all'assemblea che gli mettano a disposizione una nave veloce con venti rematori: vuole andare a Pilo e a Sparta per prendere informazioni sul padre e sul suo ritorno. Quindi dice ai presenti quello che gli ha suggerito Atena il giorno prima: se saprà che il padre è vivo, potrà aspettare ancora un anno; se lo saprà morto, allora gli darà una degna sepoltura, ed affiderà la madre ad un marito.

Interviene poi Mentore: Odisseo, partendo, gli aveva affidato la casa affinché la custodisse. Accusa prima di tutto i presenti: davvero non serve che un re sia buono ed amante della giustizia: può anche fare le cose peggiori. Per esempio ora nessuno più tra il popolo si ricoda di Odisseo e di com'era buono con il suo popolo. Non sono tanto i pretendenti ad essere colpevoli, quanto tutto il popolo di Itaca, che assiste a tutto questo senza reagire.

Replica ancora una dei pretendenti, Leòcrito, che comincia ad insultare Mentore. I pretendenti sono forti, e in gran numero, e anche se Odisseo dovesse ritornare, non è detto che possa avere la meglio su di loro. Potrebbe anche morire, magari di una morte ingloriosa nella sala del banchetto: e allora Penelope non proverebbe una grande gioia per il suo ritorno. Per quanto lo riguarda, possono anche sciogliere l'assemblea: e Mentore ed Aliterse spingano pure Telemaco a fare i suo viaggio: Leòcrito non crede che lo farà mai.

A questo punto l'assemblea si scioglie: tutti tornano alle loro case, ed i pretendenti nel palazzo di Odisseo.

I preparativi del viaggio

Telemaco si allontana, solo, verso la riva del mare: si lava le mani nell'acqua ed invoca Atena. I pretendenti gli stanno impedendo di fare il viaggio che lei stessa gli ha suggerito. Mentre sta pregando, Atena gli viene vicina assumendo le sembianze di Mentore. Prima di tutto lo rassicura: non è né un vile né uno stupido, e non gli mancano le doti del padre odisseo: dunque ha fiducia in lui, ed è certo che il viaggio si farà.
Telemaco non deve nemmeno preoccuparsi dei pretendenti: sono pazzi, e non sanno vedere i presagi. Ormai la loro fine si avvicina. Mèntore era molto amico del padre, quindi si preoccuperà lui di approntargli la nave e di trovargli i compagni. Inoltre lo accompagnerà lui stesso nel viaggio. Telemaco si preoccupi solo delle provviste per il viaggio.

A questo punto Telemaco rientra alla reggia: trova la sala piena come al solito dei pretendenti, che stanno approfittando dei suoi beni. Gli viene incontro Antínoo, che lo prende per mano e lo invita a calmarsi. Mangi e beva con loro: poi gli Achei gli daranno una nave e dei compagni di viaggio, e lui potrà intraprendere il viaggio che desidera, per cercare notizie del padre. Telemaco rifiuta di ascoltarlo. Gli stanno divorando i beni da quando era solo un ragazzo: non è loro bastato ? Ora però ha acquistato coraggio, e potrà scagliare su di loro le Chere vendicatrici, sia rimanendo qui alla reggia, sia in viaggio da Pilo. E comunque gli conferma che il viaggio si farà: lo dovrà comunque fare da passeggero, poiché non hanno voluto dargli una nave. Si libera quindi dalla stretta di mano di Antínoo.

Dopo il breve colloquio con Antínoo Telemaco sale nella stanza del padre, mentre i pretendenti lo sbeffeggiano e lo insultano: lui però li lascia fare.
Nella stanza del padre sono tutte le ricchezze di Odisseo: oro, bronzo, vestiti, ma anche olio e vino. La porte della stanza sono sempre chiuse, e sui beni di Odisseo veglia giorno e notto la saggia Euríclea. Telemaco la fa venire e le ordina di preparare dodici anfore di vino e venti misure di farina: solo lei però deve sapere di questi preparativi, e non deve dire nulla alla madre. Telemaco verrà a prendere tutto la sera stessa prima della sua partenza: vuole recarsi a Pilo e a Sparta per avere notizie del padre.
Euríclea si duole e piange: perché gli è venuta quest'idea ? I pretendenti sicuramente trameranno qualcosa alle sue spalle dopo la sua partenza... Telemaco la rassicura: un dio lo protegge. E lei non dovrà raccontare nulla alla madre, prima di undici i dodici giorni, o prima che lei stessa si accorga della sua partenza: la madre non deve sciupare la sua bellezza piangendo. Telemaco  fa giurare Euríclea, quindi ritorna nella sala tra i pretendenti.

Intanto Atena assume le sembianze di Telemaco, e va per la città a reclutare l'equipaggio. Infine ottiene una nave per il viaggio da Noèmone.

La partenza

Intanto il sole tramonta. Atena fa mettere in mare la nave, e riunisce i compagni. Quindi ritorna nella sala della reggia di Odisseo e fa calare il sonno sui pretendenti, che ad uno ad uno ritornano alle loro case.

Assume poi l'aspetto di Mentore, e chiama Telemaco fuori della sala: deve affrettarsi a partire, la nave è pronta e i compagni sono già imbarcati. Atena si incammina quindi verso la nave seguita da Telemaco. Giunti alla nave, Telemaco prende con sé i compagni, ritorna al palazzo e prende le provviste, che fa infine caricare sulla nave.

Quanto tutto è compiuto, lui ed Atena si siedono sulla nave, uno accanto all'altra, a poppa. Atena fa spirare un vento favore alla navigazione, mentre Telemaco dà indicazioni sulle manovre da effettuare. Infine possono salpare. La nave procede spedita sulla superficie del mare.

Dopo la partenza, prima di tutto libano agli dèi, ad Atena in particolare. La nave viaggia per tutta la notte, quindi al mattino giunge a destinazione, a Pilo.

2 commenti:

  1. dove sta la parte delle Moire che nn si legge nulla è troppo piccolo e nn ho sbatti di cercarlo mi fareste un favore a dirmelo

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    1. non rompere il cazzo e cercalo stupido coglione di merda fallito che non sei altro

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