venerdì 10 ottobre 2014

Odissea - Libro V - LA ZATTERA DI ODISSEO

Quello che segue è un breve riassunto del Libro V dell'Odissea. La parafrasi completa si trova al seguente indirizzo:


Arnold Böcklin, Ulisse e Calipso (1883)
Museo d'arte di Basilea

Il consiglio degli dèi

E' appena spuntata l'aurora. Gli dèi siedono a consiglio, e Zeus ricorda loro le sofferenze patite da Odisseo: ricorda agli altri dèi che l'eroe si trova ancora prigioniero della ninfa Calipso. Atena constata che essere re giusti e benigni non serve più a nulla: Odisseo è stato un buon re per il suo popolo, buono come un padre, ed ora è prigioniero nell'isola della ninfa, e soffre pene molto dure. Non ha né compagni né una nave per tornare in patria. E ora stanno anche per uccidergli il figlio Telemaco, andato a cercare notizie del padre a Pilo e Lacedèmone. Zeus rimprovera Atena: lei stessa ha concepito questo piano, affinché Odisseo al suo rientro possa punire i pretendenti. E quanto a Telemaco, Atena ha il potere di guidarlo in modo che non cada nella trappola di quelli che vogliono ucciderlo, e questi se ne ritornino ad Itaca a mani vuote.


Zeus infine ordina al figlio Hermes di portare alla ninfa Calipso un suo ordine: Odisseo deve tornare in patria. Partirà con una zattera, da solo. Il ventesimo giorno di navigazione approderà a Scheria, la terra dei Feaci. Questi lo riempiranno di doni - tanta richezza quanta non ne avrebbe mai potuta portare con sè da Troia anche se fosse tornato incolume, e con la sua parte di bottino.

Ulisse e Calipso nell'isola di Ogigia 1616)
Jan Brueghel il Vecchio (1568-1625)
Johnny van Haeften Gallery, Londra
Hermes si prepara: indossa i suoi sandali e prende la sua verga, quindi attraversa montagne e mari fino ad arrivare alla lontana isola dove abita la ninfa Calipso.

Raggiunge la ninfa nella sua grotta: c'è un grande fuoco acceso, e la ninfa canta e tesse. L'ambiente dove la dea vive è incantato: c'è un bosco lussurreggiante, dove ogni specie di uccelli nidifica. Ci sono sorgenti di acqua limpida, e tutt'intorno crescono viti domestiche, e prati di viola e di sedano. Anche un dio, giunto qui, si fermerebbe incantato ad ammirare: e così fa Hermes.

Dopo aver ammirato ogni cosa Hermes entra nella grotta: la ninfa lo riconosce. Odisseo non è là con lei: come ogni giorno è sul promontorio dell'isola e piange. Soffre ed guarda il mare. La ninfa fa sedere Hermes su un trono a vivaci colori e lo interroga: gli chiede che cosa desideri da lei. Prima di tutto però dà da mangiare e da bere al dio. Quando Hermes è sazio, le espone il suo messaggio: l'ha mandato Zeus, che è a conoscenza del fatto che sull'isola c'è un uomo infelice, il più infelice tra coloro che hanno combattuto per distruggere Troia e che poi sono partiti per ritornare in patria. Durante il viaggio di ritorno, gli dèi si adirarono contro di lui: si scatenò una tempesta che uccise tutti i suoi compagni. Solo quest'uomo sopravvisse, ed ora è qui, nell'isola di Calipso. Zeus comanda di far partire al più presto quest'uomo, affinchè riveda la sua patria: non è destino che muoia qui, lontano dai suoi.

La dea rabbrividisce: gli dèi sono maligni ed invidiosi, e provano invidia quando una dea giace in modo palese accanto ad un mortale, se ne trova uno che ama. Cita l'esempio di Aurora, che scelse Orione, poi ucciso da Artemide. O di Dèmetra, che si unì con Iasíone, ucciso poi da Zeus. Ora tocca a lei: ma quest'uomo lei lo ha salvato dopo che Zeus gli aveva distrutto l'ultima nave e fatti morire tutti i compagni. E Calipso lo ha curato e nutrito, persino promettendogli di renderlo immortale. Comunque non si può disobbedire al volere di Zeus. Calipso non ha una nave da dargli, ma lo aiuterà a costruirne una e gli darà i consigli che gli servono per ritornare in patria.

Dopo la promessa della dea, Hermes se ne va.

La costruzione della zattera e la partenza da Ogigia

La ninfa muove alla ricerca di Odisseo: lo scorge sul promontorio. È sempre da solo, piange e sospira il ritorno. Non gli piace la ninfa: di notte giace con lei, perchè non può fare altrimenti, ma la giornata la passa guardando il mare, piangendo e straziandosi il cuore. La ninfa gli viene accanto e gli parla: non deve più rimanere nell'isola con lei, ma lo lascia partire. Gli ordina di tagliare dei grossi alberi, e con questi di costruire una zattera. Sulla zattera costruirà poi un castello che possa aiutarlo a navigare nella nebbia. La dea gli porterà in abbondanza pane, acqua e vino in modo che non abbia a soffrire fame e sete; gli porterà anche vesti, e gli darà un vento favorevole affinchè possa arrivare rapidamente in patria, se gli altri dèi - quelli che possiedono il cielo ed hanno più forza di lei - lo vogliono. Odisseo teme un tranello: la dea vuole forse fargli attraversare con una zattera un mare immenso, che neppure navi perfettamente equilibrate, spinte da un vento favorevole di Zeus, possono attraversare ? Odisseo non è disposto a salire sulla zattera, a meno che Calipso non sia disposta a giurare. Calipso sorride a queste parole di Odisseo: lo accarezza sulla mano e giura. Calipso giura sulla terra, sul cielo e sull'acqua dello Stige, che è il giuramento più sacro per gli dèi: giura solennemente che non sta preparando per lui alcun altro male, e che provvederà a lui in quello stesso modo in cui provvederebbe a se stessa se si trovasse nelle stesse condizioni.

Calipso presenta di se stessa un'immagine di dea giusta e compassionevole: tace ad Odisseo di essere stata obbligata da Zeus a comportarsi in quel modo, e a lasciarlo andare.

La dea ritorna alla grotta con Odisseo. L'eroe si siede sul trono dove si era seduto Hermes, quando aveva comunicato a Calipso la volontà di Zeus. La ninfa serve ad Odisseo del cibo, poi anche lei si siede con Odisseo, mentre le ancelle le servono ambrosia e nettare. Dopo aver mangiato e bevuto, è Calipso a rivolgersi ad Odisseo: lui ora partirà dall'isola, diretto verso la patria, ma se potesse conoscere quante sofferenze è ancora destino che subisca, sicuramente preferirebbe rimanere con lei e divenire immortale benchè sia ora cosi' desideroso di rivedere la sua sposa. Eppure Calipso, in quanto dea, è sicuramente molto piu' bella di lei. Odisseo le risponde con accortezza: lo sa bene anche lui che Penelope non puo' competere con lei in bellezza; e per di piu Penelope è mortale, mentre la dea è immortale. Ma anche così lui desidera rivederla, e ritornare alla sua casa. E se qualcuno degli dèi vorrà ancora tormentarlo nel suo ultimo viaggio, lui sopporterà: ha già molto sofferto, quindi potrà sopportare ancora altre sofferenze.

Intanto scende la notte. Calipso e Odisseo si sdraiano ancora una volta insieme, l'uno accanto all'altra, nel fondo della grotta, e godono dell'amore.

La costruzione della zattera e la partenza

Non appena sorta l'aurora, Odisseo e la ninfa Calipso si vestono. La dea inizia quindi a preparare la partenza di Odisseo. Gli consegna una scure e un'ascia, e lo conduce all'estremità dell'isola dove si trovano gli alberi più alti, perfetti per la costruzione di un'imbarcazione. Calipso ritorna quindi alla sua casa. Odisseo inizia ad abbattere gli alberi, venti in tutto, quindi li sgrossa, li leviga e li raddrizza con la livella. Successivamente la dea porta delle trivelle, che Odisseo utilizza per trivellare gli alberi. Adatta quindi gli alberi tra di loro, li connette con chiodi e ramponi, e completa lo scafo della zattera. Infine segna il pescaggio sulla zattera, ed alza il castello. In ultimo realizza l'albero e il pennone, e costruisce il timone. Intorno alla zattera dispone delle protezioni fatte con graticci di salice, come riparo dalle onde, e sopra mette molte frasche. Infine Calipso porta dei teli, e Odisseo fabbrica una vela. Dopo aver legato bene tiranti, drizze e scotte Odisseo mette in mare la zattera.

Calipso porge a Odisseo una scatola con le provviste
per il viaggio dell'eroe. Odisseo, con la barba, siede su una roccia:
regge una spada ed appare pensieroso.
Vaso ateniese a figure rosse, ca. 450 a.C.
Museo Archeologico Nazionale, Napoli, Italia
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Sono passati quattro giorni, e Odisseo ha compiuto l'opera. Il quinto giorno, dopo averlo lavato e vestito con abiti profumati, Calipso lascia finalmente partire Odisseo dalla sua isola. Prima della partenza gli carica sulla zattera viveri sufficienti per il viaggio, quindi invia un vento propizio. Odisseo è felice: distende le vele e segue la rotta che Calipso gli ha indicato, senza mai addormentarsi, aiutandosi con le stelle. La navigazione dura diciassette giorni: al diciottesimo giorno compare all'orizzonte il profilo della terra dei Feaci.

Poseidone pero' lo vede: dai monti Sòlimi, mentre sta tornando dalla terra degli Etiopi. Si infuria, e pensa che tutti gli dèi abbiano cambiato idea su Odisseo. L'eroe è ormai troppo vicino alla terra dei Feaci, dove tutte le sue sofferenze dovranno avere fine, ma Poseidone vuole farlo soffrire ancora. Il dio scatena dunque un terribile temporale radunando le nubi, sconvolgendo il mare col suo tridente e scatenando i venti.

La rosa dei venti secondo i poemi omerici
Da Strabone, che cita Posidonio
A questo punto Odisseo comincia a temere che la dea abbia detto il vero, quando gli ha predetto che il cultime delle sue sofferenze sarebbe giunto proprio prima di arrivare in patria. Comincia a temere la morte: quanto sono stati più fortunati di lui i Danai che sono morti a Troia combattendo, ammirati da Agamennone e Menelao. Anche lui avrebbe preferito trovare la morte quando i Teucri si accanivano scagliando lance intorno al corpo di Achille: avrebbe avuto maggiore gloria. Ora invece è destino muoia di misera morte.

Mentre pensa queste cose, un'onda terribile si abbatte contro la zattera e la rovescia: Odisseo viene sbalzato lontano dall'imbarcazione, mentre l'albero si spessa, e la vela con il pennone cadono in mare. A lungo Odisseo rimane sommerso, a causa del peso delle vesti che Calipso gli ha donato. Infine riesce a riemergere ed a raggiungere la zattera: vi si aggrappa, riesce a risalirvi e a sedersi, evitando la morte. I venti continuano però a sbattere l'imbarcazione di qua e di là.

Lo vede la figlia di Cadmo, Ino, la Dea Bianca. Esce dalle acque: ha l'aspetto di una folaga, si siede sulla zattera e interroga Odisseo. Gli chiede perchè Poseidone lo odi così: non riuscirà comunque a distruggerlo. Gli consiglia poi di abbandonare l'imbarcazione, di tuffarsi in mare e di nuotare verso la terra. Gli dà poi un suo velo: deve stenderlo sotto il suo petto mentre nuota: non gli farà più sentire nè la paura nè la sofferenza. Raggiunta la terra, dovrà scioglierlo, voltare le spalle ell'acuqa e scagliarlo in mare, ontano. Detto questo la dea si immerge nuovamente nel mare.

Odisseo è adirato, e ha paura di un nuovo inganno, Decide così di rimanere sulla zattera finchè questa sarà in grado di reggere il are. Quando la onde l'avranno sconnessa, si getterà in mare seguendo il consiglio della dea. Mentre sta riflettendo su queste cose, Poseidone solleva un'onda immensa che che lo coglie in pieno e distrugge la zattera, disperdendo tutti i tronchi di cui è formata. Odisseo riesce a mettersi in salvo a cavallo di un tronco: a questo punto si spoglia, si allaccia intorno al petto il velo della dea e si getta nell'acqua per continuare a nuoto. Poseidone spera che a questo punto Odisseo non potrà lamentarsi ! A questo punto il dio si allontana e va ad Ege, dov'è un suo tempio.

A questo punto Atena viene in aiuto di Odisseo: incatena tutti i venti ad eccezione di Borea, che gli rompe l'onda davanti in modo che possa più facilmente raggiungere la terra dei Feaci. Odisseo nuota per due giorni e due notti: molte volte vede di fronte a sè la morte. All'alba del terzo giorno vede finalmente la terra dei Feaci, anche se deve aguzzare lo sguardo per vederla.

È ormai alla distanza di un grido dalla terra, quando ode un rombo di onde che si rompono contro gli scogli. Non ci sono approdi, baie o porti, ma solo scogli e rocce aguzze, contro i quali le onde si infrangono. Odisseo ha paura, è irato contro Zeus: fare tanta fatica, attraversare un tale abisso di mare, e ora non verere una via d'uscita. Teme anche che un dio gli scagli contro un mostro marino, dal fondo del mare: Odisseo sa quanto Poseidone lo odi. Mentre sta riflettendo sul da farsi, se sia meglio nuotare parallelamente alla riva fino a trovare un punto di approdo, o cercare di raggiungere la terra in quel punto, un'onda gigantesca lo scaglia contro le rocce. Riesce a salvarsi rimanendo saldamente aggrappato ad una roccia, ma poi il risucchio dell'acqua lo trascina nuovamente in mare, dove viene sommerso da una nuova ondata.

Odisseo sarebbe a questo punto morto se Atena non gli avesse ispirato un'astuzia: si mette allora a nuotare lungo la costa alla ricerca di un approdo possibile, dove non ci siano rocce e sia riparato dal vento. Nuotando raggiunge la foce di fiume, e pensa sia questo sicuramente il punto migliore uscire dall'acqua. Odisseo prega il dio del fiume: questo lo ascolta, ferma l'acqua e lo accoglie nella sua foce.Raggiunta la spiaggia Odissea si lascia finalmente cadere a terra, in ginocchio. Bacia a terra, spossato. Quando infine riesce a riprendersi e a respirare, si scioglie il velo che la dea figlia di Cadmo gli aveva affidato, e lo getta dove l'acqua del fiume di mescola con quella del mare: un'onda lo riporta nel mare e subito Ino lo raccoglie con la mano.

A questo punto Odisseo deve scegliere dove passare la notte. Può passarla presso il fiume: è un luogo più sicuro, ma teme che il freddo e l'umidità della notte possano sfinirlo. Oppure può risalire sulla costa cercando un luogo più salubre, ma qui c'è il rischio che possa diventare cibo per le fiere. Infine si decide per quest'ultima soluzione. Si arrampica quindi lungo la costa e raggiunge il bosco, che cresce non lontano dall'acqua. Individua un cespuglio formato da un ceppo di olivo e da un oleastro cresciuti insieme, intrecciati: i venti umidi non vi soffiano attraverso, ma il sole riesce a penetrarlo con i suoi raggi. E la pioggia non riesce a passarlo. Qui l'eroe si prepara un rifugio per la notte, nascosto tra le foglie. Infine Atena lo fa addormentare affinchè gli passi al più presto la terribile stanchezza.


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