mercoledì 24 settembre 2014

Odissea- Libro I - IL CONCILIO DEGLI DÈI

Quello che segue è un breve riassunto del Libro I dell'Odissea. La parafrasi completa si trova al seguente indirizzo:
 



Stampa della decorazione di un'anfora greca, che rappresenta la nascita di Atena.
Kaeppelin et Compagnie, c. 1844
University of Oxford - Ashmolean Museum
 

L'invocazione alla Musa, e l'assemblea degli dèi

Il primo libro dell'Odissea si apre con l'invocazione del poeta alla Musa, affinché gli racconti di Odisseo, e delle molte avventure da lui vissute dopo la distruzione della rocca di Troia: tra gli eroi achei che hanno combattuto nella guerra di Troia è ormai il solo a non essere ancora ritornato in patria: la ninfa Calipso lo tiene prigioniero nell'isola di Ogigia, non lo lascia partire e vorrebbe farlo rimanere per sempre con lei come suo marito. Odisseo invece non dimentica la sua patria, la sposa e il figlio: piange e soffre tutti i giorni, e si dispera per non poter partire.
Tra tutti gli dèi il solo Poseidone nutre ancora contro di lui un odio insanabile, per quello che ha fatto al figlio, il ciclope Polifemo. Ora però Poseidone deve recarsi presso gli Etíopi, per qualche tempo, per essere presente ad una ecatombe. Gli dèi sull'Olimpo ne approfittano per discutere a proposito della sorte di Odisseo.
 

Comincia a parlare Zeus: ricorda la sorte di Agamennone e di Egisto, e riflette sul fatto che gli uomini accusano sempre gli dèi di essere causa delle loro sofferenze, mentre son gli uomini stessi all'origine di esse... Gli risponde Atena: Egisto si è meritata la morte per quello che ha commesso. C'è pero' un uomo che sta soffrendo, per il quale lei prova grande pena, e che non ha invece nessuna colpa. Non prova pena Zeus per quest'uomo ? Non gli erano graditi i sacrifici che celebrava per lui da Troia ? Perchè è ancora adirato contro di lui ? Zeus le risponde. Non è lui ad essere adirato contro Odisseo: lo ha sempre amato per la sua intelligenza e per i sacrifici che egli offriva. È invece Poseidone ad essere adirato contro di lui per quello che ha fatto al Ciclope Polifemo: e se anche il dio non lo uccide, lo fa pero' errare lontano dalla sua patria.
Allora replica Atena: se davvero tutti gli dèi sono d'accordo nel porre termine alle sofferenze di Odisseo, come pare, Zeus può mandare Ermes come messaggero ad Ogigia per riferire alla ninfa Calipso il volere degli dèi. Lei stessa intanto si recherà ad Itaca per smuovere gli eventi. Prima di tutto infonderà coraggio nel giovane Telemaco, e lo spingerà ad indire un'assemblea degli Achei per ordinare ai coloro che gli stanno occupando la casa, e vogliono la mano della madre Penelope, di andarsene. Quindi lo invierà a Sparta, dove si trova Menelao, e a Pilo, dov'è il palazzo di Nestore, per chiedere notizie del padre.
 

Atena ad Itaca: il colloquio con Telemaco

Atena dunque scende dall'Olimpo, e d'un balzo è nell'isola di Itaca: ha l'aspetto di Mente, re dei Tafi, e si presenta come ospite al palazzo di Odisseo. Subito vede i pretendenti che giocano davanti alla porta del palazzo, mentre araldi e scudieri mescolano vino ed acqua nei crateri e preparano per il banchetto che seguirà. Telemaco è seduto tra i pretendenti, triste: sogna che il padre ritorni, liberi la casa da coloro che la occupano e riprenda possesso dei suoi beni. Mentre sta riflettendo su queste cose vede Atena, e le va subito incontro: è adirato perché l'ospite ha dovuto attendere alla porta. Gli va immediatamente incontro per salutarlo, quindi gli prende l'asta di bronzo e la sistema nell'astiera insieme alle aste di del padre. Lo fa poi sedere in disparte dai pretendenti, in modo che non sia infastidito dalla loro presenza e dal rumore, quindi gli offre di che rifocillarsi. Nello stesso momento entrano anche i pretendenti per il banchetto: come al solito mangiano e bevono a sazietà. Poi, quando si sono saziati, costringono il cantore Femio a suonare per loro la cetra, mentre si divertono con musiche e danze.
 
Cratère aux bouquetins.
Minoico recente IIIa / IIIb (circa 1400-1200 a.C.)
Museo del Louvre (link qui)
Intanto anche l'ospite ha finito di mangiare, e Telemaco lo interroga. Gli chiede chi sia e da dove venga, e come sia giunto ad Itaca. È forse già stato ospite del padre ? In molti prima frequentavano la sua casa, e anche suo padre viaggiava molto. L'ospite si presenta come Mente, re dei Tafi. È in viaggio per commercio: trasporta ferro, ed è diretto a Temése per acquistare del bronzo. Ed è già stato ospite nel suo palazzo, come Laerte potrà confermargli. Poi gli parla anche di Odisseo: venendo ad Itaca pensava di trovarlo al suo palazzo, in quanto qualcuno gli aveva detto che era già ritornato. Gli fa perà una profezia, e di dice sicuro che questa si avvererà: Odisseo rientrerà molto presto.
Poi è l'ospite a porgli alcune domande. Sta veramente parlando con il figlio di Odisseo ? In effetti gli somiglia moltissimo: prima che Odisseo partisse per Troia, si vedevano spesso. Da allora però non si sono più visti. Telemaco gli risponde di non ricordare nulla del padre: è sua madre a parlargliene. Nessuno può conoscere da solo i propri antenati. Certo che avrebbe preferito essere figlio di un uomo che invecchia serenamente tra i suoi beni... Suo padre è invece sicuramente il più infelice di tutti i mortali.
Mente lo rassicura: se gli dèi hanno dato ad Odisseo un figlio come lui, allora significa che non vogliono in futuro rendere ingloriosa la sua stirpe !
 
L'ospite gli chiede poi del banchetto che sta vedendo. Chi sono i commensali ? che cosa stanno celebrando ? Gli sembrano davvero insolenti e villani i suoi ospiti: chiunque dovesse entrare in quel momento si sdegnerebbe a vedere una simile scena. Telemaco gli spiega la situazione: un tempo quella era una casa ricca ed onorata, quando Odisseo era ancora nel suo palazzo. Ora gli dèi hanno disposto diversamente: probabilmente suo padre ora è morto. Non proverebbe però tanta sofferenza se egli fosse morto in battaglia: i suoi compagni gli avrebbero dato una degna sepoltura e ora lui, il figlio, avrebbe fama e sarebbe onorato. Invece al padre è stata destinata una morte senza gloria, in un luogo sconosciuto, e a lui non rimangono che gemiti e sofferenze. E per di più altre disgrazie lo hanno colpito: i principi delle isole vicine domandano la mano di sua madre, e intanto si sono insediati nella sua casa e gli divorano tutti i beni. E sua madre non ha il coraggio nè di rifiutare, nè di sposarsi di nuovo.
 
L'ospite è sdegnato: ha davvero bisogno che suo padre ritorni e si vendichi di chi gli distrugge i beni e la casa. Se potesse tornare all'improvviso in casa sua, come l'aveva visto una volta nel suo palazzo, gagliardo e armato di tutto punto, sarebbe allora la fine per questi ospiti ! Comunque solo gli dèi sanno se Odisseo ritornerà e potrà vendicarsi: per il momento deve pensare a come toglierseli di torno da solo.
Gli consiglia allora due cose: prima di tutto deve convocare, per il giorno successivo, un'assemblea degli Achei, e deve affrontare i pretendenti. Chiederà loro, testimoni gli dèi, di ritornarsene alle loro case. E per quanto riguarda sua madre, starà a lei decidere: se desidererà sposarsi di nuovo,  ritornerà al palazzo del padre, che gli darà una nuova, ricca dote ed organizzerà per lei nuove nozze.
Dovrà poi procurarsi una nave, e con questa recarsi prima a Pilo, presso Nestore, quindi a Sparta, presso Menelao, per avere notizie del padre.Se sarà certo del suo ritorno, potrà ancora aspettare un anno. Se invece dovrà ritenerlo morto, allora gli darà degna sepoltura, innalzandogli un tumulo ed offrendo molti doni funebri. Poi affiderà la madre ad un marito, e di occuperà di come sbazzarsi dei pretendenti: o con l'inganno, o in modo aperto. Non è piu un bambino, ormai, e deve essere forte: pensi alla fama che si è conquistato Oreste facendo giustizia dell'assassino di suo padre.
Quindi l'ospite si congeda: ora deve ritornare alla sua nave. Telemacro gli propone di restare ancora, e di accettare un dono. Mente però ha fretta di ripartire: Telemaco gli preparerà un dono per la prossima volta che passerà da Itaca. E dovrà sceglierlo bellissimo, perchè ne riceverà un altro di pari pregio. Mente se ne va, volando però via come un uccello. Telemaco capisce allora di aver parlato con una dea. Il colloquio gli ha dato coraggio, infondendogli nel cuore un ricordo del padre ancora più forte di prima.
 

Penelope nella sala del banchetto e commiato

Telemaco, alla fine dell'incontro con Atena sotto le sembianze di Mente, ritorna tra i pretendenti. Nella sala del banchetto Femio sta cantando per i pretendenti: canta il ritorno degli Achei da Troia, reso carico di sofferenze dalla dea Atena. Penelope ode quel canto e scende dalle sue stanze nella sala del banchetto, accompagnata da due ancelle: si ferma accanto ad una colonna, coprendosi il viso con un velo, e piange.
Si rivolge allora a Femio, e gli domanda di scegliere un altro canto: gli ospiti potranno continuare a godersi il canto, mentre a lei non si strazierà più il cuore pensando ad Odisseo. Interviene Telemaco: perché la madre non vuole che Femio canti quello che più lo ispira ? Non sono i cantori a determinare il destino degli uomini: è solo Zeus. I cantori scelgono quegli argomenti che più gli uomini amino ascoltare, e gli uomini amano le novità.
Invita quindi la madre a tornarsene nelle sue stanze, lasciando agli uomini di occuparsi del canto. Penelope ritorna nelle sue stanze, sorpresa per le parole del figlio. Qui piange a lungo il marito Odisseo, finché Atena non la fa addormentare.
 
Nella sala i pretendenti rumoreggiano: ognuno vorrebbe stendersi nel letto con Penelope. Interviene però Telemaco: sono dei superbi ingiuriosi, si godano in pace il banchetto e il cantore Femio. Anticipa comunque che all'alba si riuniranno in assemblea, ed egli chiederà loro di andarsene dalla sua casa: se proprio vogliono continuare a vivere a quel modo, divorino delle loro sostanze. E se non se ne andranno pregherà Zeus che dia loro in sorte di morire in quella stessa sala, non vendicati.
 
Replica Antínoo, uno dei principi: chi gli ha insegnato a parlare con tanta audacia ? Non lo faccia mai Zeus re di Itaca ! Gli risponde Telemaco che questo è proprio ciò che vorrebbe: non c'è nulla di male nell'essere re. Comunque ad Itaca ci sono anche altri principi: e se qualcuno fi loro avrà il regno, a lui resterà comunque di godersi in pace i beni che il padre gli ha lasciato.
Interviene a questo punto anche un altro dei pretendenti, Eurimaco: Telemaco si tenga pure casa e beni: finché Itaca sarà popolata nessuno potrà privarlo di quello che gli appartiene. Gli chiede poi notizie dell'ospite: in particolare se sia venuto a portargli notizie del padre. Telemaco gli risponde che si tratta di Mente, re dei Tafi, e che non è venuto a portargli notizie del padre. Del resto ormai non crede più a nessuno venga al palazzo dicendogli di avere notizie del padre. Telemaco ha comunque già capito che l'ospite era in realtà un dio.

I pretendenti tornano poi alla danza e al canto. Infine scende l'oscurità, e tutti rientrano alle loro case per passarvi la notte. Anche Telemaco sale alla sua camera, accompagnato dalla fedele serva Euríclea: già acquistata dal nonno Laerte, ama Telemaco più di ogni altra schiava della casa avendolo nutrito da bambino. Lei lo accompagna a letto.

Infine Telemaco si mette a letto. Ma non riesce a dormire: pensa per tutta la notte al viaggio che Atena gli ispirato in cuore.
 

3 commenti:

  1. DITEMI UN Po' è possibile che un bambino di quinta elementare debba tra i vari compiti fare anche la narrativa di stori studiando i viaggi di Ulisse?

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